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L'economia italiana è costantemente declinata negli ultimi decenni fino ad arrivare ad uno stato di stagnazione di cui non si vede la fine. Il saggio L'Italia in ristagno dapprima descrive questa decadenza, con largo uso di dati e di grafici, e poi illustra, tramite una serie di simulazioni, come la si sarebbe potuta evitare con scelte diverse di politica economica. Essenziali per l'instradamento del Paese in un sentiero di crescita sostenibile sarebbero stati il miglioramento della sua struttura socioeconomica nonché la manovra del cambio in funzione dei suoi fondamentali e non della svalutazione selvaggia o, alternatamente, della retorica unificazionista. Si mostra infatti come l'economia italiana non sia stata nel passato e non sia pronta tuttora a far parte dell'area del marco e che l'essere membri della cosiddetta Eurozona vada a vantaggio di altri Paesi europei e a svantaggio dell'Italia. Le finalità di bassa inflazione e di stabilità monetaria addotte per l'uso dell'euro, e reiteratamente ribadite, non costituiscono altro che un pretesto verbale con il quale giustificare l'ancoraggio della moneta nazionale alla valuta di tale area. Si illustra poi come uno sviluppo sostenuto condurrebbe ad un netto miglioramento delle finanze pubbliche, che è vano ritenere possibile senza una preliminare e costante crescita economica. Tre dettagliate appendici al saggio descrivono infine la costruzione econometrica del modello utilizzato per le simulazioni.